«Umbria.
In dialetto stretto monzese, brianzolo e comasco l’ümbrîa è l’ombra.
Difficilmente l’ombra di qualcosa la penso però spenta.
È sempre accesa! Anche se scura.
Anima sempre il prato. I fili d’erba continuano a muoversi, seguitando
a spostarsi nella direzione del vento, disegnando forme strane. La teoria
della percezione e l’ottica, la geometria descrittiva e la copia dal vero
vennero insieme alla scoperta di Perugia, Assisi, Todi e Orvieto. Il Lago
Trasimeno e il fiume Tevere segnano indelebilmente gli occhi di un artista
in formazione, come le gipsoteche perugine, il Palazzo dei Consoli e la
Fontana, il Sacro Eremo d’Assisi e Santa Chiara per la perfezione gotiche
di uno stile “pisano” tutto all’assisana in bianco panna e rosa (dalle
pietre tipiche del Monte Subasio, alle cui pendici sorge la stupenda Assisi).
La frequentazione ripetuta mi ha fatto conoscere la Via della Regola di
Rivotorno, San Damiano e gli amici frati che si andava a trovarli nelle
diverse stagioni, ascoltando nel silenzio del tramonto la Piana assisana
e quasi il Cantico delle Creature in un infuocato tramonto primaverile,
terso. Ma la conoscenza, quando sai di non sapere, è sempre mai compiuta
e allora Viole, Capodacqua, Rocca Sant’Angelo, Palazzo sperimentando che
Assisi non è solo tra le mura… e le albe leggeri e soavi fra una nebbiolina
sensuale con sullo sfondo le foreste del Subasio e la Rocca di Assisi.
Salendo al Subasio si ridiscende per la Madonna della Spella e Collepino
di Spello ove i tramonti lasciano senza fiato. Campello sul Clitumno e
il Piano di Colfiorito, la mia Camargue umbra ove –fra i canneti- ho sperimentato
un’equitazione incredibile e divertentissima.
Todi che inizia a fiorire di ginestre ai suoi bordi, segnato dai ponti
di accesso, le escurisioni a cavallo, Ponte Rio, il Tevere che si allarga
e diviene Corbara sino a Baschi, un lago fra gole profonde dove poche
case e grandi boschi popolano la natura. Orvieto, il suo Duomo, l’ergersi
di questa città sul tufo. Già respiro di Maremma, quasi sentore di mare,
così simile alla grossetana Pitigliano, alla viterbese Civita di Bagnoregio
–anche se di proporzioni diverse-, al calore di Porano e della sua Villa
sede di manifestazioni ippiche fra pini marittimi odorosi stracolmi di
pinoli. I cortei storici, gli amici di ripa Serancia, del Duomo, i cocciaroli,
i custodi dei palazzi dove esponevamo, le autorità…
Svegliarsi all’alba a Montefalco per osservare il farsi del sole, levarsi
ad evocare miti e culti pagani precristiani, dai monti di Trevi e di Spoleto.
Raggiunger tramite i Monti Martani e il passaggio per Bastardo e Giano
verso Todi, Orvieto, Bolsena e le mostre che gli artisti avevano…
Un Umbria la mia vissuta con altri artisti, quelli di Técne, respirata
e gustata in una buona porchetta, a dorso di un maremmano, con tanti amici,
ove qualche volta a rincontrarli scappava una lacrima per non poter sempre
esserci. La fragranza del vino Sagrantino, “lu nettare delli Dei!”, generoso
e sanguigno, dall’effluvio di rose poiché all’inizio di ogni vitigno sta
una pianta di rose di cui alcuni petali vengono spremuti, era il tramonto
assisano sui Martani guardando alla Valle Tiberina. Così come il “pancaciato”
era l’alba fragrante a Castelluccio di Norcia, dal sapore genuino, teatro
di molti set cinematografici come il San Francesco di Zeffirelli.
Colori e sapori dell’anima delle cose, delle ombre della mia Italia: l’Umbria.
La mia pace e gioia!»
ALESSIO
VARISCO, Magister Artium
Rocca Sant'Angelo,
1 luglio 2003
pensieri
su San Francesco e la Natura
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