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Disegni di animali

perché il teriomorfismo

 

«L’interesse per il dato naturale riflette un particolare modo di fare una “lauda” al Creatore. È forse la “via minor”, quella della Teodicea -ossia di una teologia naturale che partendo dal dato naturale giunge a più alti gradi metafisici- che qui è coagulata in segni di animali. L’interesse per gli animali ed il teriomorfismo segna un particolare modo di “approcciare” la realtà fenomenica. Mediante gli sguardi di questi –che non reputo mai delle “bestie”- giungo a definirne le pulsioni, gli stimoli e persino i pensieri isolandoli dal “contesto natura” –nella sua interezza e dal generale puntando al particolare- e creando una lenta zoomata in “soggettiva”. La ripresa operata mostra ed esalta i veri contorni. I tratti operati sul supporto carta, o lastra se si tratta di grafiche, hanno tratti che risultano ancora più esasperati dal bianco del foglio. Giungono alla vera luce dopo un’analisi diretta, dopo una conoscenza che ho di loro. Ritengo che a volte possa essere quasi un safari od un’avventura a lieto fine la mia ritrattistica di animali. Giungono dai miei viaggi. Sono “impressioni” di un mio “erchomai”, verbo greco di movimento che significa andar verso, escono dalla conoscenza di loro. Non nascono a caso, né tantomeno vengono studiati a tavolino. Queste tavole si sforzano di dar conto della vita, delle attitudini, della sete e fame che ciascuno –uomo o animale- ha di esser se stesso, nel proprio ambiente, coi propri simili. Scevro da concettualismi –che riservo quasi story-board alla mia fase più nascosta del mio far arte- a volte anamorfico in certi lessici astratti di un’astrazione mai radicale. Cerco di raffigurare quell’idea fulminea, in limine, tra il mio sentire ed il vedere. È quello l’unico modo che ho di trattenere una realtà che sarebbe un soffio se non fosse in grado di riconoscerli, celebrarli e renderli su di un supporto bidimensionale mediato da un “foro stenopeico” che sono le mie mani e non l’obiettivo. A volte per rispetto sarei pure tentato di non ritrarli, di farne una foto. Finirei per non conoscerli e mi perderei un mondo che vive ancora di autenticità di gesti immediati e di una lex naturalis a tratti dimenticata».

Alessio Varisco, magister artium

 
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