«È
una sezione dell’anima. Istantanee veloci, sensazioni di luci, luoghi
a me cari, grumose sensazioni gangliche di chi si pone ad ascoltare la
luce odendo principalmente il silenzio animato di miriadi di suoni.
Partendo dalla montagna, un po’ come un volatile, dipingevo monti grigionesi
a me cari, mediato dagli occhi di un monzese che ha come sfondo -aprendo
le finestre la mattina - le Grigne ed il Resegone a dare il buonrisveglio.
Della terra, della mia ho raccontato poco, sento di essere “cittadino
del mondo” e potevo starmene a dipingere il ponte dei Leoni sul fiume
Lambro, l’Arengario o altri monumenti. Ho sentito il bisogno di andare.
E più andavo e più astraevo…
Difatti come una climax, i sottomenu, sono in progressione: dal figurato
espressionista, di hodleriana memoria, sino alla astrazione, mai totale.
Di tutti il fil-rouge che li accomuna è la sensitività dell’esser dentro,
fino ai grafo-segni che sono una sorta di “alfabeto” e/o codice della
mia stessa sensazione e capacità di postulare “significati”. In questi
ultimi l’assenza totale di colore –il monocromo nero di stampa, chine-
costituisce mediante addensamenti e rarefazioni, con le sole forme, il
registro del dis-currere e del dire alcuni paesaggi dell’animo, in parlati
che possono esser: secchi, semplici o contorti.»
ALESSIO
VARISCO, Magister Artium
Sankt
Moritz, 1 agosto 2003
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