Artista
del mese
«Alessio
Varisco è giovane come la sua pittura, eppure ama circondarsi di
cose remote, come i fossili, o forse senza tempo sacri, i viaggi tra i
ghiacciai dell’Engadina, i boschi dell’Appenino umbro marchigiano,
i frati di Assisi, che segnano il suo lavoro come una scia antica.
Non ha ancora trent’anni, vive a Monza, figlio d’arte la mamma,
pittrice e insegna religione in licei milanesi, studia filosofia e coltiva
amicizie dal sapore antico: biblisti, artisti, medici, scienziati, innamorati
di Dio. Spirito inquieto e scostante, è in cerca di un linguaggio
assolutamente singolare per dire tutto quanto gli ribolle nel sangue,
che è il suo tormento. Spirito contemplativo e speculativo, trova
pace nel silenzio e nella bellezza, soprattutto quelli di una natura primordiale
e incontaminata alla presenza di questa visione il suo sangue inizia a
cantare e il suo talento pittorico si ridesta.
I dipinti di Alessio Varisco sono giovani come lui. Sono soprattutto paesaggi
al tramonto o inondati dalla luce dell’alba, oppure ritratti di
cavalli, al pascolo, al galoppo, al vento, sull’ostacolo; Alessio
li ama come fratelli, e li conosce bene come un veterinario. Ad essi ha
persino dedicato un libro, intitolato I cavalli dell’Apocalisse,
uno studio sull’ultimo libro del Nuovo Testamento commentato da
una trentina di dipinti raffiguranti cavalli, dipinti ad olio o tratteggiati
a matita. I suoi quadri non sono di dimensioni gigantesche, come oggi
è di moda. Talora sono incerti nella scelta dei soggetti, perché
la sua visione si offusca dentro ai sogni o perde forma sotto la pressione
di una forte spinta ideologica, ma sono sempre felici nella tavolozza.
Dopo la sua prima mostra collettiva a Monza, nel Serrone, nel 1994 e la
sua prima personale nel 1995, l’attività espositiva dell’artista
è stata continuativa e piuttosto vivace, ma sempre al di fuori
dai circuiti commerciali: da Milano a Rapallo, da Orvieto a Spoleto, da
Bolsena a Villasanta, Alessio Varisco fa quello che è: un giovane
con tanta voglia di diventare grande».
ne'
“I martedì”
Nr. 219, anno 27 – numero 10,
Dicembre 2003.
|