Una serie di tavole dedicata ai testi biblici donata alla Santissima Trinità Alessio Varisco, nella sacralità della natura |
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Narra la leggenda che all'origine del
monastero della Madonna di Seydnaya in Siria - una sorta di Lourdes del
Vicino Oriente per ortodossi e cattolici - sia stata l'apparizione di una
cerva all'imperatore Giustiniano. Il riferimento teriomorfico in campo
religioso affonda le proprie radici nelle civiltà più antiche ed anche in
cristianesimo ha fatto sue diverse raffigurazioni zoomorfe.
A questa affascinante tematica ha da tempo
rivolto la sua attenzione Alessio Varisco, pittore e maestro d'arte
milanese, che proprio in questi giorni ha donato alla parrocchia della
Santissima Trinità una cartella di incisioni dedicata ai cavalli
dell'Apocalisse e al cervo.
«Il mio interesse per il teriomorfismo
(seppure qualche amico professore di greco classico - e non biblico - mi
spinga a dire, soprattutto per il grande pubblico, “zoomorfismo”) nasce
dall'analisi esegetica delle Sacre Scritture. Le “bestie”, ossia gli
animali allo stato selvatico e brado: di qui il mio desiderio di
raffigurarli solinghi, ieratici, quasi assorti e meditabondi. Come dice
mons. Gianfranco Ravasi, l'interpretazione delle Sacre Scritture non può
che avvenire guardando ai “generi letterari”.
A livello esegetico ci dicono molto: la storia di quel momento, le pratiche (habitus), le paure, le ansie - spiega Varisco - Perciò analizzando non l'uomo, bensì l'animale si possono comprendere tante cose: in primis il rapporto con l'intorno più prossimo creato da Dio. Gli animali possono, come tutti i simboli, essere la rappresentazione di due aspetti addirittura agli antipodi. Si pensi ad esempio al simbolo del cavallo: presso le popolazioni orientali era la potestà, la signoria, mentre per contro può essere anche simbolo di “cavalli e cavalieri”, si pensi in Esodo in cui rappresenta lo strapotere violento e schiacciante dell'esercito spietato egiziano». «Il cavallo - prosegue l'artista - per me è energia pulsante, espressione della vita, del contatto fra corporeo ed incorporeo. Il cavallo è sconcerto, rispetto, incertezza» E il cavallo scosso di una delle sue incisioni, che esce dal vuoto informe, dal buio, è simbolo di questa inquietudine di questo immergersi nello splendore della luce divina.
Una luce a cui fa riferimento anche la tavola dedicata al cervo: «“Come
cervo anela la Fonte, così l'anima nostra a Dio!” è il passo biblico
suggeritomi dal cardinale Carlo Maria Martini» spiega l'artista. Il cervo
nell'ambito della mitologia dei popoli antichi è l'espressione della luce,
del sole, vincitrice della notte e quindi anche della morte.
La sua immagine appartenne a lungo all'arte dell'epoca precristiana e
indica velocità, fertilità, rinnovamento di vita proprio attraverso quel
reale rinnovarsi dei suoi maestosi palchi.
LIBERTA'
GIOVEDI’ 31 GENNAIO 2008
Cultura p. 22
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CARLO FRANCOU , Giornalista |