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Ricordando i Maestri: Segantini e Pellizza Di Volpedo

 

(Engiadina)

«Non me ne vogliano i miei trenta lettori se cito –a mo’ di florilegio- queste parole a significare un testamento a cui ho attinto, e del quale ho riproposto –modestamente- mie “sensazioni cromatiche”. In questi pensieri non vi è disarticolazione, bensì una forte componente empiristica che supera l’oggettuale per trascendere persino lo “spirituale” e farsi metafisica nella dimensione più ellenica (meta-fisica, dal greco “oltre la fisica”).

«Car al nostr'amis pintùr –ti ta se propri fortunà- che te se scielt coi tò culùr un mesté privilegià».
[il farmacista di Volpedo all’amico pittore PELLIZZA DI VOLPEDO]

«Al vero artista la vita solitaria della campagna è utile invece che nociva, poiché lontano dagli eccitamenti necessari ai fiacchi mai ristà dal lavoro e dalle ricerche, preferendo così un progresso lento ma continuo» [GIUSEPPE PELLIZZA DI VOLPEDO].

«Qui si vive a 1890 sopra il mare, a quindici e sino trenta gradi di freddo in una casetta tutta di legno e molto comoda con mia moglie e i tre figli. Da queste parti non passò ancora il fischio della macchina né mai si udì tocco di campana. Silenzio sempre, interrotto dal fischio del vento e dall’abbaiare dei cani».
[GIOVANNI SEGANTINI all’amico PELLIZZA DI VOLPEDO da Maloja]

«Gli schieramenti che posso darti sul modo di afferrare le fermare delle pecore nei loro movimenti di vita, è di dirti in breve come procedetti io in tali studi.
Con l’album nelle mani le studiai nei pascoli andando dietro ora questa ora a quella.
Ultimamente mi ero così innamorato dell’eleganza e dell’armonia delle forme di questo animale che non lo dipingevo che tosato. Non so di che razza siano quelle che adoperi tu: io non amo le pecore bastarde perché le parti sono sempre discordanti».
[GIOVANNI SEGANTINI all’amico PELLIZZA DI VOLPEDO, 5 maggio 1897]».

ALESSIO VARISCO, Magister artium

Pontresina, 8 agosto 2004

 
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