Rapallo: 22. VIII. 1997 | ||||
Matrice "ante ideal-typus" | ||||
«L’attività pittorica di Alessio Varisco si avvale di una tecnica che riflette anzitutto “sullo sforzo di comunicare”. Esplora le possibilità del comunicabile, indaga la spiritualità del grafo-segno, estende e dilata i moti del “parlato”. Raggiunge in termini di forza e di riflessione il “massimamente minimo”, senza concedere alcunché alle decorazioni: sessa è nuda, spoglia e la sua nudità la rende, a volte, un fastidioso “urlo-afono”. E’ una pittura-lingua che sconvolge il profondo della comunicabilità, per superarsi e varcare l’incomunicabilità, e nell’incisività del gesto, ora inconscio, per giungere alla perfezione mediante gli “Elementi della geometria” e raccogliere sulla superficie forme primitive, forse incisioni, assolute dell’anima. Geometrie “minime” che, mediate dalla freddezza del bianco e nero, compongono lo spazio fino a creare alfabeti dell’espressione umana: “forme minute del linguaggio”. Un altro aspetto essenziale è che l’immagine stereotipata è volutamente censurata e la “semplificante” di geometrie curvilinee crea complessi architetturali primitivi è, invece, registrata. La matrice di questo “ante ideal-typus” di arte va ricercata certamente nell’espressione concettuale e minimale, direbbero alcuni, di ascendenza atratta, post-informale: un informale che non si ferma ad una manifestazione esteriore, ma la supera con una libertà anarchicheggiante che, con fare meticoloso a tratti o estremamente libero, si esprime pienamente sulla tela. Il tratto incisivo, di inchiostro nero, è
rivelazione del subconscio, inteso come energia pulsionale. Di fronte al qualunquismo, al caos di una comunicazione mediale, queste opere non invitano semplicemente a ritrovare l’io o i significati primordiali, bensì a riportare alla luce l’essenzialità del linguaggio, la purezza di un discorso, aspetti vitali dell’umanità dell’arte e segni di una storia declinante». |
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CHIARA RITA BENEDETTA (Poetessa) |