Milano, 7 gennaio 2001 | ||||
I cavalli dell'Apocalisse di Varisco | ||||
«Alessio
Varisco ritorna nella sua Lombardia, dopo un anno di mostre nel Centro
Italia, in particolare in Umbria, con stupefacenti svolte stilistiche.
Ora Alessio ha riscoperto le forme visive, le immagini della natura, spesso filtrate attraverso una delle passioni artistiche, l’obiettivo fotografico e le forme dei cavalli. Dall’incontro tra i disegni di teste di cavalli, in cui l’attenzione si concentra sull’espressività dell’occhio e i paesaggi montani nascono le teste dagli inquietanti cromatismi dei cavalli dell’Apocalisse. I paesaggi dell’Engadina
e del Maloja con i loro campi cromatici non omogenei, ma ben separati,
mostrano la lezione di espressionisti come Hodler e Nolde (Alessio dichiara
il suo debito verso il primo), ma sembrano anche suggerire la lumeggiatura
celeste-blu-turchese che trasforma il cavallo nero in una figura inquietante
ma non minacciosa (la bilancia è espressione di Giustizia, non
di necessaria condanna). Il primo piano giallo
-rosso del Maloja si ricollega alle fasce di sfondo del Cavallo di Camargue
immerso in un cupo verde d’erba, che si ritrova nel Cavallo verdastro
dal muso lumeggiato di giallo e di turchese, e dagli spettrali occhi ciechi,
bianchi: Morte. Su opposta sponda, a parere di chi scrive, si collocano i toni caldi che si insinuano in Alba argentata e che dominano in Dreamer: le tranquille acque in cui si specchiano i monti, l’espressione sonnolenta (o sognante, appunto?) del cavallo suggeriscono una pace interiore contrapposta all’inquietudine del blu e del verde dell’Apocalisse. Attendiamo ora la
visione di Alessio del cavallo bianco e glorioso del Cristo trionfante... |
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Prof.ssa
GABRIELLA CATTANEO DI CIACCIA |