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Milano, 23 novembre 2001
Varisco, i cavalli e le Scritture
     

«Ho conosciuto Alessio Varisco alcuni anni or sono a Monza. Era impegnato in una profonda e sincera ricerca artistica legata a temi biblici. Ho ritrovato ora un artista che, non dimentico della sua formazione e degli interessi culturali che ancora persegue, è capace di esprimere una propria forza espressiva raffigurando cavalli.
Non conoscendo particolarmente questa parte del mondo animale non posso dire neppure di amarla. Frequentando i sentieri di montagna capitava, anni or sono con maggiore frequenza che oggi, di incontrare i parenti stretti dei soggetti di Varisco. Muli carichi di ogni genere di peso, sotto cui la loro camminata era sempre ben equilibrata e costante, quasi non sentissero fatica alcuna. Da ragazzo le corse, riprese dalla televisione, dei famosi fratelli D’Inzeo mi appassionavano per la composta figura che uomo e cavallo disegnavano nell’aria. Altro rapporto con questi animali non posso vantare.
Quando Varisco mi ha presentato i suoi lavori, sono rimasto affascinato da una capacità introspettiva che una guida attenta, come sanno essere i grafici di queste tavole, ha posto sotto i miei occhi. Ben oltre la sapiente mano dell’artista che con tratto sicuro e sprizzante quella forza che raffigura in queste masse muscolari tese in cavalcate o galoppate, forse sarebbe meglio dire, -e qui non me ne vogliano i cavalieri e le amazzoni per gli svarioni su questa nobile arte- viene esaltata la personalità di questi cavalli. Ognuno, e non solo nei pregnanti ritratti ravvicinati, ha una sua modalità di mostrarsi, di -quasi mettersi in posa- evidenziare i propri lati migliori. Non è facile, anche chi è abile quanto Varisco nell’uso della matita o del colore, rappresentare delle singole personalità di umani, ancor più evidenziare età, caratteri, quasi i pensieri di queste masse articolate di forza.
Ho visto poi anche le nuove ricerche artistiche sui temi biblici nelle quali il tema della cavalcatura ritorna e attraversa tutto il mondo biblico, Davide, Balaam e Geremia, ad esempio, l’asina dell’ingresso a Gerusalemme e i cavalli apocalittici, oggi interpretati quali segni di consolazione dagli esegeti biblici e non solo come annuncio della fine di questa Era. Sono rimasto ammirato di come si possa continuare questa attenta selezione. Le capacità tecniche espressive di Varisco hanno trovato in questi soggetti un tema già a lui consono e teoricamente già frequentato, ora in queste opere emergono le valenze del Maestro d’Arte che è in grado di aiutare ad entrare in un soggetto così particolare, anche se ben conosciuto nella storia dell’arte -tutti ricordano i possenti cavalli della “Battaglia di Anghiari” o i numerosi cavalli di De Chirico e Marino Marini, oltre i deformati musi della picassiana “Guernica”- chi non è capace di andare oltre l’immagine, quanto ami falsificatrice, della ripresa fotografica o filmica che, nella apparente neutralità è capace di mentire contrariamente al vibrante segno, a volte anche graffiante e deciso che Varisco lascia su carta e tele in questa serie di interessanti lavori. Auguriamoci che possa proseguire questo approfondimento, che ancora molti amici gli permettano di avvicinarsi a questi grandi animali e altri ancora ne desiderino conservare l’immagine là dove non è possibile avere con sé il »

     
 

Arch. CARLO CAPPONI
(Architetto Conservatore della Basilica di Sant'Ambrogio, Milano)

 
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