Porano - La Cacciata, settembre 2000 | ||||
Pittura di sentimento | ||||
«Percorsi astratti e paesaggi, entrambi strade della memoria, definiscono dagli albori il ricco e variegato panorama artistico di Alessio Varisco; fin dalle esperienze giovanili emergono e bene coesi nella ricerca individuale tesa alla definizione del “verum”. La personalità che si coglie è molto attenta alle sensazioni più autentiche dell’uomo, alla “ricerca della libertà” e dello “sforzo di equilibrio”. I soggetti delle Sue Opere: vedute alpine, cavalli
o percorsi che siano, riescono a creare una corrispondenza fra “realtà”
e “sentimento” senza uso di visioni magiche od oniriche. Si
tratta di “istantanee” dalle forti capacità evocative
dove la spazialità creata ricerca (va\vaga alla ricerca) una verità
della luce -albe con o senza sole, tramonti di bufere, laghi ghiacciati-
passando su “Alte Vie”. Non vi è retorica di oggetti quotidiani a denuncia dell’operato negativo dell’uomo bensì il rapporto della creatura dinanzi al creato (stupore orante che si fa pittura a gloriarne la mirabilia) sia esso: cavallo e cavaliere, cavallo e cielo, tramonto e monti, laghi e ghiacciai. Mai lotta fra elementi. Mera condivisione in attesa della pace praticandola coi colori. La tela -Varisco preferisce la rigidità delle tavole- diviene supporto di un’esaltazione della “souplesse” dell’artista che equilibra la velocità dell’impulso e lo ferma, dal niente (“ex nihilo” dalla “foresta” dei Suoi Simboli) che era lo rende visibile, lo realizza con la istantaneità subitanea del gesto. L’attrazione per la Natura si nota in ogni
tela del pittore, custode e demiurgo delle Sue Muse donate a noi che si
concedono in figure, in gesto pittoriche che è discorso. La fluidità del segno e l’uso del colore denso distribuito con lunghe pennellate vibranti o colpi di spatola crea delicate modulazione cromatiche portano l’artista ad un approfondimento prospettico orizzontale che permette una più attenta lettura delle componenti medesime del soggetto (in particolar modo mi riferisco alle elaborazioni cromatiche dai cavalli prima al tratto). Semplici, lineari, profonde, le rappresentazioni ci appaiono dirette ed immediate. Vedute scattanti dove i movimenti e i rumori atmosferici veloci a noi giungono mai lontani, ovattati, ed invece squarciano la silenziosa ma intensa solitudine. Nei ritratti dei cavalli, solitarie e ieratiche
figurazioni forse del sé, vengono raccontate, con stile fluido
e ben costruito, immagini che emergono prepotentemente dallo sfondo che
non offre distrazione e permette di apprezzare i modelli in tutta la loro
bellezza. Le linee sinuose, gli intensi accordi dei contrasti, mai giochi
del caso, sfumati ma vivi, distesi a spatola o grumosi, riescono a costruire
plasticamente le figure e dar loro un volume, una carica energica vibrante
ed un’epidermica forza emotiva, a tratti languida per la centralità
del soggetto unico protagonista in scena. |
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Técne
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