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Porano - La Cacciata, settembre 2000
Pittura di sentimento
     

«Percorsi astratti e paesaggi, entrambi strade della memoria, definiscono dagli albori il ricco e variegato panorama artistico di Alessio Varisco; fin dalle esperienze giovanili emergono e bene coesi nella ricerca individuale tesa alla definizione del “verum”. La personalità che si coglie è molto attenta alle sensazioni più autentiche dell’uomo, alla “ricerca della libertà” e dello “sforzo di equilibrio”.

I soggetti delle Sue Opere: vedute alpine, cavalli o percorsi che siano, riescono a creare una corrispondenza fra “realtà” e “sentimento” senza uso di visioni magiche od oniriche. Si tratta di “istantanee” dalle forti capacità evocative dove la spazialità creata ricerca (va\vaga alla ricerca) una verità della luce -albe con o senza sole, tramonti di bufere, laghi ghiacciati- passando su “Alte Vie”.

L’artista costruisce, con larghe campiture, luminescenti tramonti, scenografici archi alpini forse nostalgia del “Gran Tour” che acquistano una forte monumentalità. Paesaggi “metafisici”, nel senso greco del termine, svuotati di ogni riferimento a logori segni del mondo contemporanei, “a-temporali”, si può allora affermare: “Sola Natura”. Le automobili più splendenti della mondanissima St. Moritz sono soppiantate dalla purezza del Morterach, dal Sankt Moritzer See; le mostruose ciminiere, qui lontane, nessuna strada se non quella di una caleidoscopica aurora sul Malojapass o della visione vespertina dal Segantini Hut sui Laghi dell’Alta Engadina, di Plaun da Lej invernale, o del piccolo laghetto da Rims fra le nevi primaverili che domina la Val Müstair e il Marmorera See.

Non vi è retorica di oggetti quotidiani a denuncia dell’operato negativo dell’uomo bensì il rapporto della creatura dinanzi al creato (stupore orante che si fa pittura a gloriarne la mirabilia) sia esso: cavallo e cavaliere, cavallo e cielo, tramonto e monti, laghi e ghiacciai.

Mai lotta fra elementi. Mera condivisione in attesa della pace praticandola coi colori. La tela -Varisco preferisce la rigidità delle tavole- diviene supporto di un’esaltazione della “souplesse” dell’artista che equilibra la velocità dell’impulso e lo ferma, dal niente (“ex nihilo” dalla “foresta” dei Suoi Simboli) che era lo rende visibile, lo realizza con la istantaneità subitanea del gesto.

L’attrazione per la Natura si nota in ogni tela del pittore, custode e demiurgo delle Sue Muse donate a noi che si concedono in figure, in gesto pittoriche che è discorso.
Solitario, man mano non più, l’incontro degli elementi, segnici e scenici, di acque e monti, quelli dell’Alta Engadina, che -ora- compongono e divengono protagonisti dei Suoi quieti paesaggi: diversi Silser See incastonati tra il Piz Lunghin e il Piz La Margna, alcuni estivi altri invernali di Sils e Baselgia, le tempeste sul Corviglia sul Piz Nair e Piz Ot da S. Moritz Bad, il Piz Muragl e P. Utèr da Schlarigna, la Vadret da Morteratsch, il Piz Umbrail e la Val Müstair.

La fluidità del segno e l’uso del colore denso distribuito con lunghe pennellate vibranti o colpi di spatola crea delicate modulazione cromatiche portano l’artista ad un approfondimento prospettico orizzontale che permette una più attenta lettura delle componenti medesime del soggetto (in particolar modo mi riferisco alle elaborazioni cromatiche dai cavalli prima al tratto). Semplici, lineari, profonde, le rappresentazioni ci appaiono dirette ed immediate. Vedute scattanti dove i movimenti e i rumori atmosferici veloci a noi giungono mai lontani, ovattati, ed invece squarciano la silenziosa ma intensa solitudine.

Nei ritratti dei cavalli, solitarie e ieratiche figurazioni forse del sé, vengono raccontate, con stile fluido e ben costruito, immagini che emergono prepotentemente dallo sfondo che non offre distrazione e permette di apprezzare i modelli in tutta la loro bellezza. Le linee sinuose, gli intensi accordi dei contrasti, mai giochi del caso, sfumati ma vivi, distesi a spatola o grumosi, riescono a costruire plasticamente le figure e dar loro un volume, una carica energica vibrante ed un’epidermica forza emotiva, a tratti languida per la centralità del soggetto unico protagonista in scena.
L’osservatore si trova difronte a figure quasi sempre colte in un momento di meditazione spesso molto intimo; giovani o vetusti che siano questi cavalli, vistosi e seducenti, rappresentati in un primo piano che trasforma i loro gesti in movenze ieratiche e assorte come l’ansia di libertà che rappresentano».

     
 

Técne Art Studio
(CHIARA RITA BENEDETTA, Poetessa)

 
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