PERCHE'
HAI DIPINTO IL MISTERO DELLA THEOTOKOS?
«Purusha
era una divinità. O meglio è la Dea da cui –secondo
la tradizione induista- si generò il mondo. Essa partorì
il nostro pianeta ed è considerata e venerata quale Madre. Nell’antropologia
vi sono moltissime altre tradizioni che ripongono divinità, dee,
che partoriscono l’Universo, il Creato, o meglio la Vita Umana.
Avvincente il percorso dei cristiani. Convinti che il Dio è Uno
e Trino ha affidato ad una Donna, Maria, la custodia e la nascita del
Figlio Unico Primogenito. Per mezzo di quella “persona” –nella
dimensione più latina del termine- che dalla croce di quel nascituro
che Ella, tempio dello Spirito Santo, accolse nel proprio grembo per partorire
al mondo la luce della genti. La luce dalle carni. Umane. Dalla carne
il Logos, non un Messia, ma il Cristo. Stupenda –per chi crede e
per lo studioso- il percorso di questa luce che illumina il mondo, che
venne tra i suoi e non lo riconobbero.
Sant’Ambrogio -anch’io come Lui sono lombardo e tante volte
vengo tacciato di esser afflitto di troppo pragmatismo- da buon milanese,
solido e riflessivo (commovente l’immagine che ho del nostro Padre
carismatico della chiesa milanese, pur essendo monzese e di rito romano,
di colui che durante la Quaresima confessava una moltitudine di fedeli
piangendo dei loro peccati) quale era uomo giusto e retto, pose l’accento
–non è mio compito addentrarmi sulla autenticità dello
scritto considerato comunque di scuola ambrosiana perché rispecchia
l’idea espressa da questo colosso- nel suo Te Deum dice espressamente
“non disdegnasti di passare attraverso l’utero di una Donna”.
E tocca, risolvendo in pochissime parole, uno dei più grandi dogmi,
quello della Theotokos, dal greco antico “Madre di Dio”.
In realtà l’elemento “generante” e la definizione
dei due aspetti ha arrovellato chi come me, non potendo esprimersi con
suoni, avrebbe dovuto impiegare segni per rendere visibili immagini della
potenza creatrice. Ecco i segni della Maternità e cicli presenti
in religioni animiste e africane. Grandiosa la figura sopraccitata di
Purusha.
Unicum nel suo genere Maria, come citato, che mi ha appassionato per la
sua forza esplicativa del destino di una umanità redenta nel segno
della con-divisione di quel Dio che amò tanto il mondo da incarnarsi
e di morire per noi».
Prof.
ALESSIO VARISCO, Magister Theologiae
Baselgia,
5 settembre 2004
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