ARCIDIOCESI DI MILANO
CURIA ARCIVESCOVILE
IL DELEGATO
ARCIVESCOVILE
PER I CENTRI E LE ISTITUZIONI CULTURALI
Gent.ma Sig.ra Teodolinda
Varisco
Presidente Associazione Culturale “Técne Art Studio“
Monza (Mi)
«Mi sembra che
la sua possa essere intitolata “La mistica della luce”. E’
come se lei osservasse il mondo attraverso lo specchio dello specchio, uno
specchio che scompiglia le convinzioni in cui tutti credono senza mai verificarne
la validità e che dissolve la patina opaca della superficialità
per portare a percepire i battiti del cuore delle persone e delle cose.
Davanti ai suoi quadri mi è venuto spontaneo non affermare: Che bello!,
ma dire: E’ vero! Lei ha il gusto della verità; è alla
ricerca della verità, una verità a volte tormentata e a volte
ridotta a poche essenziali pennellate che colgono l’animo nella sua
nudità.
La sua è un’arte ascetica; le cose e le persone si stagliano
sul silenzio del deserto. Per capirla sono stato costretto a immettermi
nella povertà dello spirito, perché le sue figure mi interpellavano,
esigevano una risposta, mi perseguitavano fino a quando non esprimevo la
verità che nascondevo nelle pieghe più riposte del mio spirito.
Ma è anche un’arte mistica. C’è uno spiovere del
soprannaturale e del divino nell’uomo e nella creazione; e nello stesso
tempo avvertivo il sentimento, l’angoscia, l’ansia dell’individuo
che si eleva al di sopra di tutto; e a metà strada, tra il cielo
e la terra assistevo all’incontro dell’uomo con Dio e in quel
momento sentivo che l’immagine si era soffusa di speranza e che in
me era rinata la pace. Ritrovavo l’armonia e l’unitarietà
del tutto e mi scoprivo a pensare: Ecco chi sono! Ecco come vorrei essere!
I suoi quadri sono formati da immagini eloquenti, nel senso latino della
parola. Esse parlano al cuore trasformano i sentimenti in coaguli di colori.
Mentre il rosso fuoco porta a pensare al tramonto e a qualcosa che sta concludendosi,
immediatamente esso si trascolora nel giallo intenso dell’aurora.
Il nero, allusivo del travaglio e dell’umbratilità delle esperienze
umane si trasfonde nel bianco della risurrezione. Il negativo si rasserena
e proprio là dove tutto sembra incupirsi spunta il positivo. Nulla
finisce tutto ricomincia. Lei fissa sulla tela una realtà sfuggente
come la neve che sospinta dal vento cade dai rami dell’albero e si
scioglie in una pozza d’acqua, o come i flutti del fiume che sgusciano
fuori dalle dita. Li hai toccati, le tue mani si sono bagnate, ma non hai
potuto trattenerli.
La sua pittura è una specie di duetto; è nel contempo lettura
dell’uomo e meditazione del Vangelo, l’uno accostato all’altro.
Il Vangelo apre all’uomo e l’uomo invita, quasi quasi ti obbliga,
a sfogliare il Vangelo. Le sue raffigurazioni nascono da una lunga riflessione
e interloquiscono con un individuo nella misura in cui egli si pone in un
atteggiamento meditativo e si estranea un istante dal lavoro, dal ménage
quotidiano e dalla folla vociante che lo attornia.
Un’ultima osservazione mi è sembrato di cogliere. E’
come se lei camminasse sulla luce. La luce si scompone e si trasfigura in
masse di colori, simili ai colori complessi dell’arcobaleno. lei non
suona mai una melodia semplice; ha bisogno di accordi cromatici e usare
l’intera tastiera del pianoforte. Intreccia i raggi della luce, ne
ascolta il canto, e in quel momento si accorge di percorrere gli spazi dell’animo
umano la luce disegna però delle zone d’ombra. Tenta allora
di alleggerire il peso della luce, smuove i granellini di polvere che l’offuscano;
la verità le si increspa nelle mani.
Finora lei ha avuto bisogno di raggiungere la luce passando attraverso le
figure; ha trascolorato le cose in luce. Le manca l’esperienza più
forte e più esaltante, la trascolorazione della luce nella luce e
di contemplare la luce in quanto tale. Se vogliamo è l’esperienza
della risurrezione non come risultato o superamento del negativo, ma come
esperienza diretta. Ed è l’augurio che desidero lasciarle.
Con i migliori ossequi
Prof. Dr. Mons. GIOVANNI BALCONI
Milano: 15/2/98