Teodolinda Varisco
L50

ARCIDIOCESI DI MILANO

CURIA ARCIVESCOVILE

IL DELEGATO ARCIVESCOVILE
PER I CENTRI E LE ISTITUZIONI CULTURALI

Gent.ma Sig.ra Teodolinda Varisco
Presidente Associazione Culturale “Técne Art Studio“
Monza (Mi)

«Mi sembra che la sua possa essere intitolata “La mistica della luce”. E’ come se lei osservasse il mondo attraverso lo specchio dello specchio, uno specchio che scompiglia le convinzioni in cui tutti credono senza mai verificarne la validità e che dissolve la patina opaca della superficialità per portare a percepire i battiti del cuore delle persone e delle cose.
Davanti ai suoi quadri mi è venuto spontaneo non affermare: Che bello!, ma dire: E’ vero! Lei ha il gusto della verità; è alla ricerca della verità, una verità a volte tormentata e a volte ridotta a poche essenziali pennellate che colgono l’animo nella sua nudità.
La sua è un’arte ascetica; le cose e le persone si stagliano sul silenzio del deserto. Per capirla sono stato costretto a immettermi nella povertà dello spirito, perché le sue figure mi interpellavano, esigevano una risposta, mi perseguitavano fino a quando non esprimevo la verità che nascondevo nelle pieghe più riposte del mio spirito.
Ma è anche un’arte mistica. C’è uno spiovere del soprannaturale e del divino nell’uomo e nella creazione; e nello stesso tempo avvertivo il sentimento, l’angoscia, l’ansia dell’individuo che si eleva al di sopra di tutto; e a metà strada, tra il cielo e la terra assistevo all’incontro dell’uomo con Dio e in quel momento sentivo che l’immagine si era soffusa di speranza e che in me era rinata la pace. Ritrovavo l’armonia e l’unitarietà del tutto e mi scoprivo a pensare: Ecco chi sono! Ecco come vorrei essere!
I suoi quadri sono formati da immagini eloquenti, nel senso latino della parola. Esse parlano al cuore trasformano i sentimenti in coaguli di colori. Mentre il rosso fuoco porta a pensare al tramonto e a qualcosa che sta concludendosi, immediatamente esso si trascolora nel giallo intenso dell’aurora. Il nero, allusivo del travaglio e dell’umbratilità delle esperienze umane si trasfonde nel bianco della risurrezione. Il negativo si rasserena e proprio là dove tutto sembra incupirsi spunta il positivo. Nulla finisce tutto ricomincia. Lei fissa sulla tela una realtà sfuggente come la neve che sospinta dal vento cade dai rami dell’albero e si scioglie in una pozza d’acqua, o come i flutti del fiume che sgusciano fuori dalle dita. Li hai toccati, le tue mani si sono bagnate, ma non hai potuto trattenerli.
La sua pittura è una specie di duetto; è nel contempo lettura dell’uomo e meditazione del Vangelo, l’uno accostato all’altro. Il Vangelo apre all’uomo e l’uomo invita, quasi quasi ti obbliga, a sfogliare il Vangelo. Le sue raffigurazioni nascono da una lunga riflessione e interloquiscono con un individuo nella misura in cui egli si pone in un atteggiamento meditativo e si estranea un istante dal lavoro, dal ménage quotidiano e dalla folla vociante che lo attornia.
Un’ultima osservazione mi è sembrato di cogliere. E’ come se lei camminasse sulla luce. La luce si scompone e si trasfigura in masse di colori, simili ai colori complessi dell’arcobaleno. lei non suona mai una melodia semplice; ha bisogno di accordi cromatici e usare l’intera tastiera del pianoforte. Intreccia i raggi della luce, ne ascolta il canto, e in quel momento si accorge di percorrere gli spazi dell’animo umano la luce disegna però delle zone d’ombra. Tenta allora di alleggerire il peso della luce, smuove i granellini di polvere che l’offuscano; la verità le si increspa nelle mani.
Finora lei ha avuto bisogno di raggiungere la luce passando attraverso le figure; ha trascolorato le cose in luce. Le manca l’esperienza più forte e più esaltante, la trascolorazione della luce nella luce e di contemplare la luce in quanto tale. Se vogliamo è l’esperienza della risurrezione non come risultato o superamento del negativo, ma come esperienza diretta. Ed è l’augurio che desidero lasciarle.
Con i migliori ossequi

Prof. Dr. Mons. GIOVANNI BALCONI

Milano: 15/2/98