Teodolinda Varisco
L50

CATTANEO 1

«Luce, colore, materia: se la prima è la protagonista e l’oggetto della ricerca di Teodolinda Varisco, il secondo è il suo metodo espressivo e la terza lo strumento del suo percorso artistico ed esistenziale.
Linda si definisce artista per istinto ed emozione ma insieme ammette che Kandinskj è il suo riferimento fondamentale: in effetti la sua attuale evoluzione artistica sembra seguire le tracce del maestro portandola sempre più dal figurativo all’astratto, ad una astrazione emozionale piuttosto che concettuale.
Ne sono testimoni: dai primi figurativi e policromi, in cui il tratto deformato ed i colori, ora “urlanti” ora sfumati, esprimevano sofferenza e contrasto interiore agli ultimi , in cui il segno circolare e la scelta cromatica suggeriscono un delicato equilibrio.
Autoritratto V presenta una successione di colori, dai caldi ai freddi disposti intorno ad un foro rotondo nel cartone, da cui si dipartono quattro tagli radiali, parzialmente richiusi dal pigmento spesso e tattile. Se il concetto spaziale sotteso non può far tornare alla mente Fontana, l’interpretazione delle scelte cromatiche suggerisce piuttosto una lettura psicologica, un cammino dal vulcano degli istinti e delle emozioni verso la serenità; allora la prima lettura muta, e lo schema centrifugo dal vuoto al pieno fa pensare ad una ricostruzione dell’io, al desiderio di ricucire squarci interiori.
Il percorso è completato da Autoritratto Vi, il cui colore si riduce al blu sul bianco dello sfondo; la spirale del pigmento, steso come a ditata e unghiate, va schiarendo e sfumando verso la luce chiara e senza limiti.
Sorprendente, in questa recente produzione è Pollini e scintille: riprendendo il tema della luce, cui Linda ha sempre attribuito un profondo valore religioso, l’artista usa i suoi prediletti materiali poveri creando un groviglio di spirali sempre più aperte verso il nero lumeggiato e brillante del fondo.
I colori sono gli stessi di Autoritratto V: i fondamentali, giallo rosso blu, costituiti da filo elettrico (scintille!) e rischiarati dal bianco polline. L’io, il buio e la luce sembrano integrarsi ed escono nello spazio.
Ma, poiché il suo percorso non è stato finora, lineare, ma spiraliforme, anche questo recente cammino astratto e materico non rinuncia ad un ritorno al figurativo: il volto umano, personale lettura dell’icona del Cristo, già più volte presente nella sua precedente opera, torna in Ascensione presentando questa volta il connubio bianco-blu e sottolineando il tema della luce divina.
Interessante è l’ingrandirsi delle opere, intorno alla dimensione del metro, che pare riflettere un afflato incontenibile verso spazi di respiro sempre più ampio, conformato dalla crescente tridimensionalità degli elementi materici e del pigmento.
Un cammino verso la luce, in cui l’interiorità, il sacro e la materia trovano una più serena integrazione, in cui le lacerazioni si compongono?
Te lo auguriamo, teodolinda».

Milano, maggio 1999

Prof.ssa GABRIELLA CATTANEO

Docente di Storia dell’Arte Sacra

presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano (Facoltà di Teologia dell'Italia Settentrionale)