CATTANEO 1
«Luce, colore, materia: se la prima è la protagonista e l’oggetto
della ricerca di Teodolinda Varisco, il secondo è il suo metodo espressivo
e la terza lo strumento del suo percorso artistico ed esistenziale.
Linda si definisce artista per istinto ed emozione ma insieme ammette che
Kandinskj è il suo riferimento fondamentale: in effetti la sua attuale
evoluzione artistica sembra seguire le tracce del maestro portandola sempre
più dal figurativo all’astratto, ad una astrazione emozionale
piuttosto che concettuale.
Ne sono testimoni: dai primi figurativi e policromi, in cui il tratto deformato
ed i colori, ora “urlanti” ora sfumati, esprimevano sofferenza
e contrasto interiore agli ultimi , in cui il segno circolare e la scelta
cromatica suggeriscono un delicato equilibrio.
Autoritratto V presenta una successione di colori, dai caldi ai freddi disposti
intorno ad un foro rotondo nel cartone, da cui si dipartono quattro tagli
radiali, parzialmente richiusi dal pigmento spesso e tattile. Se il concetto
spaziale sotteso non può far tornare alla mente Fontana, l’interpretazione
delle scelte cromatiche suggerisce piuttosto una lettura psicologica, un
cammino dal vulcano degli istinti e delle emozioni verso la serenità;
allora la prima lettura muta, e lo schema centrifugo dal vuoto al pieno
fa pensare ad una ricostruzione dell’io, al desiderio di ricucire
squarci interiori.
Il percorso è completato da Autoritratto Vi, il cui colore si riduce
al blu sul bianco dello sfondo; la spirale del pigmento, steso come a ditata
e unghiate, va schiarendo e sfumando verso la luce chiara e senza limiti.
Sorprendente, in questa recente produzione è Pollini e scintille:
riprendendo il tema della luce, cui Linda ha sempre attribuito un profondo
valore religioso, l’artista usa i suoi prediletti materiali poveri
creando un groviglio di spirali sempre più aperte verso il nero lumeggiato
e brillante del fondo.
I colori sono gli stessi di Autoritratto V: i fondamentali, giallo rosso
blu, costituiti da filo elettrico (scintille!) e rischiarati dal bianco
polline. L’io, il buio e la luce sembrano integrarsi ed escono nello
spazio.
Ma, poiché il suo percorso non è stato finora, lineare, ma
spiraliforme, anche questo recente cammino astratto e materico non rinuncia
ad un ritorno al figurativo: il volto umano, personale lettura dell’icona
del Cristo, già più volte presente nella sua precedente opera,
torna in Ascensione presentando questa volta il connubio bianco-blu e sottolineando
il tema della luce divina.
Interessante è l’ingrandirsi delle opere, intorno alla dimensione
del metro, che pare riflettere un afflato incontenibile verso spazi di respiro
sempre più ampio, conformato dalla crescente tridimensionalità
degli elementi materici e del pigmento.
Un cammino verso la luce, in cui l’interiorità, il sacro e
la materia trovano una più serena integrazione, in cui le lacerazioni
si compongono?
Te lo auguriamo, teodolinda».
Milano, maggio 1999
Prof.ssa GABRIELLA CATTANEO
Docente di Storia dell’Arte Sacra
presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano (Facoltà di Teologia dell'Italia Settentrionale)