La Trinità di L50: La pericoresi delle persone divine come una danza
«E’
avara di emozioni facili questa tela così scarna nei colori e così
essenziale nelle immagini. Nulla è concesso alle impressioni superficiali
e all’immaginazione immediata. Come del resto potrebbe esserlo, dal
momento che si tratta del mistero più profondo della nostra fede!
Il colore che domina è il bianco, colore del silenzio, tonalità
della luce che tutto avvolge e penetra, facendo vedere senza essere vista.
Anima
e caratterizza il quadro il movimento circolare. Tutto è movimento:
il gioco dei fili che si inseguono e intrecciano, come in una danza circolare,
in un groviglio che ricorda i passi incerti e a volte confusi delle nostre
giornate, ma anche i cicli imprevedibili della storia.
Questo groviglio di movimenti intrecciati è però accolto e
quasi sostenuto da mani trasparenti, invisibili; è sorretto e avvolto
da un abbraccio divino che porge le mani per invitare a una danza, così
che il groviglio dei nostri movimenti divenga un ballo, la danza della vita
con Dio, il ballo della carità.
E’ qui che si entra nel cuore della tela: il ritmo fondamentale dei
movimenti, a volte confusi e attorcigliati, delle nostre esistenze è
accolto e sostenuto dallo scambio trinitario, dal dono reciproco di cui
vivono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nell’unica realtà
divina. L’eterna danza dell’amore divino ci invita ad entrare
nello scambio gratuito del dono di sé che costituisce e arricchisce
la vita della Trinità e ci rende partecipi dell’eternità.
Non si tratta però di un amore “facile”, poichè è in gioco un amore crocifisso. La croce domina il quadro, in alto, col suo colore vivace, caldo, quasi un richiamo al bastone di Mosè che venne immerso nelle acque per aprirle alla vita nell’Esodo e poi per dissetare il popolo a Mara. La croce domina il movimento aggrovigliato dei nostri giorni e sembra sfiorarlo per dare il sapore alle amare esperienze e un ritmo nuovo alle imprevedibili svolte della vita. Attorno alla croce fori di diverse misure sembrano imprimere un ritmo a tutto il movimento, scandendo quasi il tempo della danza sui battiti del cuore del crocifisso, che pulsa con l’intensità dell’amore della Trinità.
Pericoresi
è l’inabitazione reciproca delle tre persone divine per il
dono reciproco dell’una alle altre: il Padre si dona totalmente al
Figlio, generandolo dalla sua stessa sostanza e dimorando in lui; il Figlio
si riconsegna al Padre senza riserve, ponendo in lui la sua compiacenza;
il Padre e il Figlio si incontrano nel loro amore incondizionato come nel
terzo amato, il condilectus, l’amore divino personale che è
lo Spirito. In uno scambio senza riserve né condizioni, fatto di
affidamento e accoglienza dell’altro, le tre divine persone vivono
nel movimento di un eterno dono di sé. E’ questo il centro
del mistero trinitario: Dio amore. Questo scambio trinitario del dono di
sé anima il groviglio del movimento della storia e lo rende danza,
a volte impercettibile, scandita dal ritmo dei passi di Dio con l’uomo.
Ma questa pericoresi trinitaria entra ora nel nostro tempo aggrovigliato:
ci sembra questo il titolo più appropriato per questa originale rappresentazione
della Trinità».
Dr.
Prof. don ALBERTO COZZI
Docente di Antropologia,
Facoltà di Teologia dell'Italia Settentrionale