«Io
sono lieto ed onorato di essere qui e di esser invitato a prendere
la parola.
Debbo
dire, senza spirito d’adulazione, che qui c’è una festa di colori,
una festa di linee, una festa di forme.
Mi
fermerò soprattutto al contenuto, lieto e onorato perchè io sono
credente e praticante e di conseguenza fedele di Maria.
Maria
è una donna meravigliosa. Maria è un “mito”. Maria ama!
Il
nostro Dante, il padre Dante, quando ha fatto parlare di Maria San
Bernardo -in quella famosa preghiera dell’ultimo canto del Paradiso-
ha saputo sintetizzare gli elementi formidabili di questa donna
eccezionale infatti le parole di San Bernardo cominciamo così “Vergine
Madre” pensate all’antinomia! “Figlia del Tuo Figlio/ Umile ed alta
più che creatura/ termine fisso d’eterno consiglio/ Tu sei Colei
che l’umana....”
Poi
-credente e praticante- so che “Per Mariam ad Jesum”; cioè Maria
è la strada naturale che ci porta a Gesù. Perciò son lieto ed onorato
e non è il solito -badate questo mio- il solito esordio. Si è veramente
contenti di esser invitati e di prendere la parola e quindi di partecipare
vivamente ad una manifestazione che ha come centro Maria.
Il
plauso subito alla Pittrice, agli organizzatori ed a coloro che
quest’oggi consentono quest’iniziativa che sarà –e me lo auguro-
pubblicata.
Qualcheduno
magari prima è rimasto stupito quando la collega ha detto “Maria
elegante”. Ma non deve, perchè? Ed adesso cito Petrarca, già l’ha
citato lei benissimo a proposito della “Maria donna innamorata”.
Il quale Petrarca conclude il suo “Canzoniere” con una “Canzone
alla Vergine” che comincia così “Vergine bella!” vedete l’aggettivo
“Vergine bella che di sol vestita”, questo il primo verso…
Quanti
artisti. La professoressa ha parlato di medioevo e di Rinascimento,
penso alle Madonne del Perugino, alle Madonne di Raffaello, e qualche
volta persino della gente che magari alla Madonna -ai giorni nostri-
alla Madonna crede poco -credenti e praticanti di quelli un pochino
tiepidi-, ma io ho avuto il piacere di visitare la mostra di arte
contemporanea esistente nei Palazzi Vaticani. Quanti nomi di gente
piuttosto “tiepidi” in fatto religioso che si sono però ispirati
al tema religioso ed in particolare a Maria, a cominciare tanto
per fare un nome -tanto per cominciare- da Guttuso e via continuando.
Senza spirito d’esagerazione sono -ripeto- lieto di star qui a presentare,
una mostra che andrebbe diffusa poiché esperienza gratificante dello
spirito.
Ieri
sono venuto in anteprima ed è stato -per me- una grossa soddisfazione,
una soddisfazione spirituale; di vedere una mia ex-allieva, i figli,
il gruppo, le ultime opere realizzate per l’inaugurazione che sanno
ancora di olio non completamente asciugato.
Come
bene la Professoressa ha evidenziato parlando di alcune figure particolari
presenti nei nuovi stilemi della Varisco, io tratterò brevissimamente
perché poi le troppe parole guastano, e la festa qui è degli occhi
e caso mai dello spirito, soprattutto dello spirito del piano superiore.
Noi
siamo dei materialisti. Siamo della gente attaccata al corporeo,
alla terra.
Piano
superiore: lo spirito! Elevarci, farci esseri aerei. E questo valore
è stato magnificamente evidenziato dall’artista con quei colori
che sono colori da trasfigurazione. Che sono colori che forse non
sono della realtà, che sono celestiali, paradisiaci.
Mi
voglio fermare un po’ su questa figura. Io sono abituato ad essere
sempre realista ed abituato a dire sia che faccia il critico d’arte
sia come politico: pane al pane e vino al vino. Non parrebbe granché
dal punto di vista figurale ad uno che non è esperto d’arte. Ma
i contenuti? Infiniti! La sperimentazione ed i significati? Quella
valenza, lo Spirito. L’attesa! -di spalle ci sottolinea L50!- a
guardare l’infinito, a scrutarlo, a consentire al nostro spirito
di correre lungo il percorso della metafisicità. Brava Teodolinda!
Ed
io so che la pittrice qui ha raffigurato sua figlia, non tanto per
sua figlia quanto perchè è una giovane. E’ una giovane che dà le
spalle al passato e guarda avanti. Noi ci alziamo al mattino, prendiamo
giornali, sentiamo la televisione; purtroppo non sempre le notizie
sono confortanti, anche a riguardo della gioventù -credo che non
debba perdermi in esempi-, abbiamo in queste giornate delle cose
terribili. E così l’avvenire, nelle prospettazioni è inquieto ed
inquietante!
Che
bello pensare che la gioventù attenda una ricetta come educatore
per un domani migliore; e proprio in questa mostra dedicata ad un
Pastore defunto che ha saputo lasciare ai giovani quella sua poetica
tanto sottile ma così bella e leggibile dai giovani per trarne energia
ed un profondo insegnamento. Maria ci mostra il Figlio.
Guardate
avendo come conforto, avendo come base d’attesa il pensiero di Maria
è l’infinitudine tra i colori disgelati su tela... Lo scritto meraviglioso
di un uomo morto troppo presto, come Monsignor Bello, santificato,
non per il suo sacerdozio, non per il suo magistero quanto per il
dolore. E’ morto giovane, martoriato da un male incurabile. Ecco
la gioventù che guarda avanti nelle parole di Monsignor Bello, nell’ideale
da seguire di quella Maria, che, dicevo prima, è la strada maestra
che ci porta a Gesù. E allora anche se formalmente non parrebbe
possibile estasiarsi apparentemente –perché ci volta le spalle-
io “m’illumino d’immenso!” e ripenso rimirando quest’opera così
scarna, veloce, profonda e celebrativa della potenza dell’attesa.
Grazie
a L50 mi illumino di immenso nel pensiero di una gioventù, di una
gioventù che guarda avanti e nonostante le prospettazioni del futuro
possano sembrare inquiete ed inquietanti, c’è un valore cromatico
che indica la gioia, la serenità, l’esultanza, la letizia!
Brava
Pittrice! Dal punto di vista contenutistico la scelta dal soggetto
–che rimanda ad ascendenze del romanticismo d’oltralpe ottocentesco-
è rivoluzionaria, stupenda!
Io
da uomo di scuola sono molto attento ai valori pedagogici che sono
sottesi all’arte; a questi valori educativi e se qui dovessi valutarli
darei la lode alla Pittrice.
E
mi fermo ma ci sarebbero tante altre cose da dire ma non vorrei
tediare.
Complimenti
alla Pittrice. Io la conosco da tanto tempo e mi onoro di aver più
volte presentato e preso parte alle cerimonie augurali tutte struggenti
e seguite dal pubblico, dai critici, dalla Chiesa e dalla stampa;
forse –mi sia concessa una lamentela- non con l’entusiasmo che invece
trasmettono e che in Centr’Italia hanno invece riscosso.
Un
aneddoto che vorrei raccontarvi. Credo che la Pittrice si ricordi
che io non avevo il piacere di conoscerla direttamente come Pittrice.
Lei invece conosceva me –ero stato un suo supplente tanti anni orsono-
e ci siamo incontrati, vale proprio la pena di ricordarlo(!) -o
meglio ri-incontrati- in quel Santuario di Santa Maria delle Grazie,
che è un luogo meraviglioso, che ha un’importanza storica e che
è un monumento che attesta la fede dei monzesi. Per secoli i monzesi
vanno a trovare la Madonna e allora era naturale visto che ci siamo
incontrati e riabbracciati davanti alla Madonna era naturale che
partecipassi quest’oggi.
La
Madonna -pensate- un collante anche tra me e L50.
Poi
hanno voluto che dicessi due parole. E di lì molte frequentazioni
a Sue Mostre, tutte realizzate con intelletto d’amore e grande passione,
accomunate da coinvolgimenti scenografici davvero originali e da
percorsi tematici molto ben fatti.
Non
ho fatto il critico d’arte, ho fatto l’osservatore: l’interprete
per il pubblico. Non amo definirmi critico. Ho collaborato dicendo
le mie sensazioni partendo naturalmente dal dato oggettuale e dai
molteplici richiami che la ricchezza della pittorica della Varisco
esprimeva in riferimento alla letteratura ed alle Sacre Scritture.
Qui
ho perciò detto solo alcune cose -in libertà- che però hanno una
certa relazione col tema della mostra, amplissimo ma ben argomentato
dalla Varisco e accompagnati dalle didascalie che saranno inserite
anche nella pubblicazione.
Perciò
i miei complimenti vivissimi ed auguri cara Signora! Alla prossima
Gli
applausi tutti però per l’artista! Grazie a loro…
Brava
L50! Brava Teodolinda...».
Prof.
PIER FRANCO BERTAZZINI
già
Sindaco di Monza, Storico e critico d’arte
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