«Ecco ogni giorno
il Signore si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo
della Vergine; ogni giorno Egli stesso viene a noi in apparenza umile;
ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del
sacerdote.
E come ai santi apostoli si mostrò nella vera
carne, allo stesso modo anche ora si mostra a noi nel pane consacrato.
E come essi con gli occhi del loro corpo
vedevano soltanto la carne di Lui, ma, contemplandolo con gli occhi
dello spirito, credevano che Egli era lo stesso Dio, allo stesso modo
anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo
vedere e credere fermamente che questo e' il suo Santissimo Corpo e
Sangue vivo e vero. E in tale maniera il Signore e' sempre presente
con i suoi fedeli, come egli stesso dice:
"Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo"» [Francesco
d'Assisi]
1.0
premessa
A cavallo fra
Canton Ticino ed Italia si colloca la traversata prealpina
Tamaro-Lema, percorribile nei due sensi. È
una delle più belle esplorazioni delle prealpi svizzere.
Il panorama è
letteralmente spettacolare. Passeggiando si gode, lungo la cresta, una
veduta panoramica che spazia dal Lago Maggiore alle
Centovalli, dalla Valle
Maggia alla Val
Verzasca e più su Locarno e
Bellinzona sempre più a Nord, mentre a Sud la vista si apre su Lago
Lugano con le sue Valli e i vari monti
prospicienti. Come sfondo si apre uno
scenario unico sulle Alpi, lontane e maestose, con il Monte Bianco, il
Rosa ed il Monte Cervino che le fanno da protagonisti incontrastati
dello scenario e creano un’atmosfera unica, da brivido (la lingua
spagnola ha un termine che ben si adatta a questa descrizione: “escalofrio”).
Il paesaggio è dunque mozzafiato.
«Il manufatto 'si
stacca' dalla montagna tracciando un
orizzonte e configurandosi nella parte bassa come cappella, testata di
un ideale viadotto. Dal
pianoro naturale della montagna si aggancia l'inizio del percorso
costruito, che delinea un passaggio
orizzontale il quale si proietta verso un belvedere sulla valle,
oppure scende all'interno di due muri fino ad arrivare all'ingresso
della chiesa». [Mario Botta]
Questo è il luogo adatto ad uno
spazio “Sacro”. Uno spazio
dedicato a Maria, al culto della Madre di Dio, della Vergine degli
Angeli, che ha accolto, alla Sua Annunciazione, una creatura celeste
che le ha dato un Annuncio grandioso: che sarebbe stata la Madre del
Messia e che non avrebbe dovuto temere poiché
il Signore era con Lei.
La Cappella di Santa Maria degli Angeli
di Mario Botta è stata costruita sul pianoro di
Magadino del Monte Tamaro è l'osservatorio ideale degli ampi
paesaggi alpini che dal Ticino estendono lo
sguardo sino alle ultime propaggini di Lombardia. Raggiungibile con
telecabina dalla stazione di Rivera, il
monte è oggi traguardo invernale di sciatori ed escursionisti, ma
anche impareggiabile parco naturale.
Non lontano sul versante italiano molti
Sacri Monti, antichi, e qui un Sacro Nuovo Monte il cui significato si
collega a tornafilo con le vicende francescane della
Porziuncola in Santa Maria degli Angeli ad
Assisi. Il significato
redentivo in San Francesco è altissimo. Il
Poverello chiede al Papa, Onorio III,
un’indulgenza plenaria a chi visitando la Casa di Maria con cuore puro
avrebbe dimostrato bisogno di Salvezza e
quindi la giusta ricompensa dinanzi a Colei che sola ci può condurre,
per tramite del Figlio Unigenito, al Padre
Clementissimo. Qui sul Monte Tamaro il pellegrino viene per
contemplare la natura circostante e come diceva San Tomaso d’Aquino
l’anima può giungere a Dio passando per le bellezze del creato.
E San Francesco ce ne diede un esempio
cantando le Lodi alle Creature nel suo Cantico, ho negli occhi San
Damiano e gli amici Francescani della Comunità dei Frati Minori e del
Second’Ordine delle Suore di Santa Chiara.
Ma non è solo una
theologia
naturalis che l’aquinante
cita come modello di “scalata” a Dio, questo primo modo d’approccio
detto in teologia “elementare” -nulla vi è di spregiativo, anzi, un
po’ come la “geometria euclidea” detto
“degli elementi” o “elementare”- ci porta comunque
a pensare la nostra “finitudine” dinanzi l’immensità del Creatore che
ha operato la creazione in sei giorni ed il settimo si è riposato dopo
che quotidianamente poté apprezzare che fece «cosa buona». In
questa ascesa, di ispanica memoria, verso
il nostro castello interiore, passando per i nostri deserti sentiamo
il bisogno anche, nella nostra infinita finitudine estrema di
avvicinarci al “riposo” e quindi a Dio. Allevia le
nostre fatiche, la calura, è il nostro riparo. Lo “shabat”
è di noi pellegrini l’avvicinarci con cuore contrito a Lui, quasi in
punta di piedi dopo il peregrinare per cercarlo.
L’inquietudine, di
agostiniana memoria, mi ha spinto a percorrere alcuni di questi
“Santi dei Santi” dei nostri giorni, con umiltà, contemplando –e
ponendomi alla sequela del Divin Maestro-
e non potevo eludere, né elidere, il passaggio, ormai obbligato vista
la mia amicizia con i monti, per un moderno Sacro Monte che è dedicato
alla Madre.
Credo che non vi sia retorica
nell’affermare che sia stupenda questa creazione in terra elvetica di
una Chiesa dedicata ad un culto così particolare a Colei che le
schiere angeliche L’hanno accompagnata, Le hanno
annunciato una Missione unica, L’hanno sostenuta sotto quella
Croce e poi L’hanno portata al Figlio Suo, l’Unigenito, che già era
assiso alla destra del Padre.
«Il tetto di copertura della cappella si articola come scalinata ad
anfiteatro che rivolge verso la montagna, negando in tal modo l'idea
di copertura e trasformando l'intervento architettonico in un percorso
continuo, che offre punti di vista inediti per la montagna stessa.
L'insieme, più che un nuovo edificio, si presenta come una
manipolazione del paesaggio esistente: le forme plastiche, i tagli
trasversali, le nuove configurazioni geometriche, si modellano ' in
negativo', al di sotto
della linea di orizzonte tracciato dal camminamento.
All'interno lo spazio circolare della
chiesa è strutturato in tre navate, di cui quella centrale ribassata è
contrassegnata all'ingresso da due poderose colonne e confluisce nello
spazio della piccola abside finale che fuoriesce da volume primario.
Una luce zenitale intensa inonda questa piccola abside,
sottolineando il segno di preghiera
manifestato dalle due mani disegnate sulle pareti da Enzo Cucchi».
«Il perimetro interno della cappella è
segnato da ventidue aperture poste a livello del pavimento, che
permettono di scoprire lo straordinario paesaggio sulla valle e
conservano, nella strombatura del muro, una serie di dipinti incisi da
Cucchi attorno al tema di Maria degli Angeli, alla quale questa chiesa
è dedicata. Lo spazio interno vive del grande
contrasto fra i muri circolari senza forma, trattati in grassello nero
nelle pareti, e le lineari sagomature bianche del soffitto, che
introducono un 'baffo' di luce ritagliato fra i gradoni della
copertura». [Mario Botta]
Il pellegrino che vuol visitare la
Cappella bottiana, che contiene spunti
nuovi della sua poetica e forse qui è un personalissimo messaggio al
culto della Madre (che un poco si staglia da altre scelte stilistiche
sacre e rientra in comunicazione –ed in duetto- con scelte classiche,
foriere alla tradizione moderna e contemporanea), è come se
percorresse un pellegrinaggio verso la Terra Santa. Similmente a
quanto compivano i fedeli nel medioevo che in ginocchio recitavano
preghiere percorrendo i “labirinti” nelle cattedrali gotiche per
ottenere purificazione e significando una sorta di
ascesi verso la Terra che diede i natali al Cristo, Verbo
Eterno di Dio e Salvatore del mondo e nostro.
«La Cappella sul Monte Tamaro
rappresenta lo spazio individuale, nel quale il fedele procede lungo
un percorso molto stimolante, che suscita
molteplici stati d'animo fino a giungere ad una meta, l'altare, quasi
celata al termine del percorso.
A
Egidio Cattaneo, imprenditore di successo nell'area della Svizzera
italiana e proprietario degli impianti di risalita del Monte Tamaro,
sembrava che qualcosa mancasse a suggellare la religiosità del luogo e
che anzi toccasse all'uomo imprimere al suolo le tracce del suo
omaggio alla natura. Seguendo l'istinto di quella primitiva pulsione a
scrivere segni sul territorio in atto di pace o di
armistizio con l'ambiente, andava pensando a un manufatto
dedicatorio: una cappella, che appropriatamente voleva dedicata a
Maria e agli Angeli. Dall'emozione del luogo nasce il progetto di una
cappella che affronta l'ambivalente dialettica tra la fragilità e la
tenacia, la modernità e il ritorno alle origini, la possanza e la
trasparenza, l'esplorazione del limite e la sua irresistibile
evasione».
«Un progetto non
facile, stante la difficoltà nel definire
architettonicamente i termini del sacro nello spazio
contemporaneo, che Botta tende a risolvere creativamente nella logica
del ricordo.Costruita
fra il 1992 e il 1994 la cappella si configura come una
passerella-viadotto che esce dalla montagna per circa 65 metri.
All'estremità di questo percorso si raggiunge un belvedere posto sopra
la struttura metallica che sorregge una campana. Da questo punto è
possibile, orientandosi verso monte, scendere lungo il tetto a gradoni
della cappella fino ad incontrare una scala trasversale al
camminamento orizzontale che porta al piazzale di
ingresso della chiesa.
Lo stesso spiazzo
antistante la cappella è pure raggiungibile con un secondo
percorso che si snoda sotto il camminamento orizzontale contenuto da
muri laterali che dalla quota di partenza in alto porta fino
all'ingresso della cappella. Questa trova posto in un volume
cilindrico del diametro di 15 metri; il suo spazio
risulta tripartito dall'attraversamento longitudinale di due
setti murari che formano un "corridoio" esterno, e una separazione
dello spazio interno. Il soffitto di questo corridoio leggermente
voltato disegna la navata centrale che dall'ingresso porta alla
piccola abside, inondata di una forte luce
zenitale, raffigurante due mani offerenti. Ai piedi delle
pareti circolari si aprono due serie di
undici finestrelle su ogni lato, che offrono squarci di vista verso le
vallate sottostanti».
[C.
Soddu, E.
Colabella, "Il progetto ambientale di
morfogenesi]
1.1.
Monte Tamaro, scenario di suggestione
L'esplorazione del Monte Tamaro può
avere inizio dall'Alpe Foppa,
raggiungibile in 15 minuti con la cabinovia che partenza da Riviera
viceversa dall'Alpe di Neggia che si
raggiunge in automobile sia dal confine italiano
via Val Veddasca-Indemini che dal
versante Svizzero via Vira.
La Chiesa di Santa Maria degli Angeli
è collocata in cima ad un monte, ma non
isolata. All'alpe Foppa, infatti,
troviamo: un moderno ristorante ed un parco gioco per i bambini, la
scuola di parapendio che richiama molti escursionisti, un noleggio di
mountain bike ed il parco animali alpini.
Dall'Alpe Foppa
si sale verso il Monte Tamaro situato a 1967 m (1h30) oppure dall'Alpe
di Neggia (1h).
Dal Tamaro di scende dal rapido versante
sud per la bassa di Indemini proseguendo
poi per la sella successiva, la Bassa di Montoia
(1h30). Dopo un breve tratto in piano, si può evitare la salita dei
Gradiccioli (1936) che è molto ripida,
percorrendo a destra, per poi ritrovarsi sul fianco ovest della
montagna. Una discesa poi una risalita (Monte
Piola 1741 m) ed ancora una discesa: il sentiero raggiunge
l'Alpe Agario (45 minuti).
Bibliografia:
Catalogo della
mostra sulle architetture sacre di mario
botta: “Architetture del sacro.
Preghiere di terra”. 2005
Editrice Compositori
– Bologna
Fotografie
delle opere bottiane