La Chiesa del Santo Volto di Torino: un’opera di grande
spiritulità dedicata alla Sacra Sindone
Il progetto-sfida
di Poletto-Botta
(foto
tratta da:
http://www.diocesi.torino.it)
La Chiesa del Santo Volto è
l’edificio religioso più moderno dell’Arcidiocesi di Torino.
Indubbiamente è anche fra i più particolarmente significativi per la
città di Torino e per l’intera area settentrionale. Un edificio che ha
fatto tanto parlare, anche per i suoi costi: sono stati stimati 30
milioni di euro complessivi di cui 12 sborsati dalla diocesi, mentre i
rimanenti dalla Cassa di Risparmio di Torino, dalla Compagnia di San
Paolo e dal governo della Regione Piemonte.
(foto tratta da:
http://www.diocesi.torino.it)
Un
edificio simbolo: della cristianità, dell’amore per la Sacra Sindone
custodita nella Città, della laboriosità. Per quest’ultima ragione la
chiesa è stata pensata all’interno della "spina 3", ovvero quella
parte del comune di Torino compresa tra i quartieri San Donato,
Parella e Madonna di Campagna.
La chiesa ubicata fra
Via Val della Torre, Via Borgaro. La chiesa del Santo Volto –per la
sua collocazione baricentrica nell’area interessata- ha dettato le
linee portanti dell'idea progettuale con la proposta di un intervento
a forte carattere monumentale. Nel commissionare il progetto per la
Chiesa del Santo Volto a Torino, Sua Eminenza il Cardinale
Severino Poletto aveva ben presenti le ragioni, i rischi e le speranze
che una chiesa oggi solleciti nel particolare confronto con la città.
Torino, come molti altri centri urbani europei ha vissuto negli ultimi
decenni attorno all’immagine della sua configurazione storica, mentre
le nuove urbanizzazioni sono riuscite solo raramente a trasformarsi in
tessuti attivi della città. Ed è così che un antico quartiere operaio
vive la scommessa della fede per mano di un architetto, Mario Botta,
uno dei maggiori architetti viventi, nato a Mendrisio, nel Canton
Ticino, 64 anni orsono. Autore di numerosi oggetti di design, case,
musei, noto soprattutto per gli “spazi sacri”: la cattedrale della
Resurrezione a Evry in Francia (1995), la sinagoga e il Centro
dell’eredità ebraica a Tel Aviv in Israele (1998), la cappella
dell’aeroporto Malpensa a Milano (1998) e ora il complesso del Santo
Volto a Torino.
(foto tratta dal sito
www.mariobotta.ch)
Non si può negare che
il complesso torinese spicchi e per l’originalità e l’aspetto
estremamente maestoso. Anzi -come è stato osservato- contrasta, così
maestoso com’è, e nello stesso tempo è integrato con il colpo d'occhio
post-industriale della zona in cui sorge. Lo stesso Botta ha osservato
che
«il progetto adotta il
linguaggio di oggi, ma ricerca nella storia delle tipologie ecclesiali
la ragione di esprimersi. È questa la scommessa dell’architetto, che
deve essere assunta come speranza verso quel bisogno di spiritualità
che sorregge l’operare quotidiano. La scommessa è che i sentimenti
suggeriti dalla chiesa del Santo Volto non restino soltanto patrimonio
dell’architetto, ma che possano essere condivisi dalla comunità
torinese, visto che il ruolo dell’architettura è soprattutto riuscire
a essere interprete delle speranze del proprio tempo».
Il tempio cristiano sorge idealmente in un’area che un
tempo era il regno delle più grandi fabbriche: Michelin, Teksid,
Deltasider, Pianelli&Traversa. In “spina 3” vi erano anche gli
altiforni degli stabilimenti siderurgici più grandi, unitamente ad
alcune acciaierie. L’area era decaduta e - negli ultimi anni- era
divenuta oggetto di interventi di riqualificazione urbana.
Il
cardinale Severino Poletto, , ha aggiunto che
«questa è una chiesa
nuova per una comunità nuova. Qui abbiamo una parrocchia che conta
già 12 mila abitanti. Era necessario e doveroso provvedere a un
centro di culto per la comunità che sta nascendo in questo quartiere
nuovo. Naturalmente, dovendo fare una chiesa, abbiamo anche pensato
a trasferire qui gli uffici della Curia».
Fra gli anni '80 e '90 esistevano solo impianti
industriali obsoleti. Il progetto di riqualificazione dell’area ha
coinvolto diversi progettisti e a partire dal 2000 hanno trovato
spazio, -al posto dei dismessi stabilimenti- un ipermercato, un cinema
multisala, un museo, diversi centri per la ricerca. Quest’intervento
in un’area degna di interesse per i torinesi, geograficamente posta in
prossimità del fiume Dora Riparia, ha ridato un nuovo look ad un’ampia
zona, rimodernando l’intera città. Ora una serie di fabbricati
residenziali sorgo laddove un tempo erano suoni di sirene che
richiamavano la moltitudine di operai ad apprestarsi ad iniziare i
loro turni nelle fabbriche. Questo cambiamento ha portato e porterà
nella zona più di 15000 nuovi abitanti. Inoltre le sponde della Dora
saranno mutate in un verdeggiante parco pubblico.
Una grande sfida per un’area in divenire… Di qui
l'esigenza -come sottolineato dal Cardinal Poletto, di
«fornire il servizio
religioso al nuovo quartiere»
e di costruire, in forme monumentali, la prima chiesa del XXI secolo.
Una grande impresa, affidata ad un architetto noto e non scevro dalla
dialettica religiosa, capace di trasfondere valori di brillantezza
nell’estetica architettonica, già autore di molti spazi sacri. Unico
architetto ad aver progettato una moderna cattedrale.
L’occasione del disegno
di una nuova chiesa, fa tornare indietro alle grandi speranze del
passato e cioè a «quando -per dirla con Le Corbusier- le
cattedrali erano bianche». La realizzazione di un nuovo impianto
ecclesiale -in sostituzioni di aree industriali dismesse- diventa
impegno importante per la ricucitura di differenti parti urbane e come
presenza capace di costituire un nuovo polo di vita sociale oltre che
religiosa.
L'edificio religioso è stato edificato in soli cinque anni ed ha
impegnato oltre cento lavoratori tra operai e professionisti. In
realtà l’idea di erigere una
nuova Chiesa
Parrocchiale –dedicata al Santo Volto in Torino- risalirebbe al
1993, mentre l’incarico viene affidato solo a fine Millennio. Difatti
il disegno è risalente al 2000.
foto tratta
da
http://www.diocesi.torino.it)
La
chiesa del Santo Volto si trova all'incrocio tra via Borgaro e Corso
Svizzera, a poca distanza dalla Dora; la parrocchia omonima è stata
inaugurata l'8 dicembre 2006 durante una cerimonia solenne cui ha
partecipato la cittadinanza guidata dall'arcivescovo Poletto,
committente di un simile grandioso –e ambizioso- progetto. La diocesi
di Torino ha festeggiato dopo ben 30 mesi dalla posa della prima
pietra -il 24 giugno 2004- festività di san Giovanni Battista, che è
il patrono della Città. E così il giorno dell’Immacolata Concezione si
è verificato il “gran giorno” e la chiesa del Santo Volto è stata
ufficialmente esibita alla Città, lo stesso giorno l’Arcivescovo
torinese ne ha consacrato l’altare.
(L’interno
della Chiesa durante una solenne celebrazione presieduta dal Cardinale
Arcivescovo; foto tratta da
http://www.diocesi.torino.it)
La chiesa è in realtà
uno spazio religioso di oltre 10
mila metri quadrati,
che sorge
in via Val della Torre,
proprio dove anni fa c’erano gli altiforni delle acciaierie Fiat.
Comprende non solo l’edificio sacro, gli uffici parrocchiali ed una
cappella iemale,
ma anche un centro
congressi sotterraneo (è molto presente nelle opere di Botta questa
necessità di spazi polivalenti per la catechesi, le conferenze, i
dibattiti), oltre ai nuovi uffici della Curia diocesana ed annessi
parcheggi. Una struttura colossale.
(Pianta del
primo piano della Chiesa del Sacro Volto in Torino; foto tratta da
http://www.diocesi.torino.it)
Per
la sua collocazione che offre una particolare visibilità da Piazza
Piero della Francesca, la nuova chiesa si presenta con un impianto a
carattere monumentale, segno fortemente plastico capace di indirizzare
l’attenzione del visitatore verso uno spazio centripeto; una presenza
che non risulterà certo indifferente al tessuto dell’intorno.
«Nei primi tre anni
ho seguito soprattutto i lavori del complesso –afferma don Giuseppe
Trucco, parroco della Chiesa del Santo Volto-, ma riservando sempre
la dovuta attenzione agli stuoli di famiglie che nel frattempo si
insediavano attorno: sono circa 12 mila persone già residenti, che
arriveranno a 15 mila. Sono famiglie in prevalenza giovani, con
molti bambini e ragazzi».
E’ questo
un segno che richiama l’impegno per la costruzione della città
attraverso i suoi monumenti più significativi, un’immagine capace di
testimoniare in termini positivi pur nella contraddittorietà della
contemporaneità.
«L’intento pastorale –continua il parroco del Santo
Volto in Torino- è di formare una comunità di grande partecipazione e
condivisione, in tutti i campi. Oltre ai programmi diocesani, si vuol
mettere al centro dell’attività la formazione perché i cristiani non
siano tali soltanto per anagrafe, ma per scelta, consapevoli».
foto tratta
da
http://www.diocesi.torino.it)
Questo progetto adotta il linguaggio di oggi ma ricerca
nella storia delle tipologie ecclesiali la ragione di esprimersi. È
questa la scommessa dell’architetto che deve essere assunta come
speranza verso quel bisogno di spiritualità che sorregge l’operare
quotidiano. La scommessa è che i sentimenti suggeriti dalla Chiesa del
Santo Volto a Torino non restino unicamente patrimonio
dell’architetto ma che possano invece essere condivisi dalla comunità
torinese visto che il ruolo dell’architettura è soprattutto riuscire a
essere interprete delle speranze del proprio tempo.
«Per la città
-ha aggiunto il
cardinale-
penso sia un valore
aggiunto anche dal punto di vista artistico, e unico esempio in
Piemonte di architettura sacra di prestigio di questo tempo. Non
vorrei che questi ultimi decenni fossero in futuro ricordati come il
secolo dei supermercati, dato che tante chiese sono state fatte con
impostazioni ridotte, quasi irriconoscibili. Certo, dall’esterno la
costruzione può destare un po’ di meraviglia. Le sette torri che
cercano la luce dall’alto indicano proprio l’uomo che cerca la verità,
e non può non trovarla che in Dio. Questa chiesa dice all’uomo: “Sali
verso il cielo, verso la luce di Dio, per conoscere la verità”.
L’interno, poi, è di una bellezza straordinaria».
(foto tratta dal sito
www.mariobotta.ch)
La nuova chiesa non è,
però, soltanto un mero edificio grandioso, una sorta di mausoleo
mastodontico. Essa vuole essere - al contrario- una parrocchia più che
mai viva.
«Una delle più belle definizioni –dice il cardinal
Poletto- di parrocchia è: la chiesa tra le case degli uomini. Questa
parrocchia, dunque, non è un circolo chiuso, dove si cerca di
accogliere soltanto chi viene, ma deve essere attenta a tutti, deve
fare una conversione missionaria, come tutte le parrocchie.
Insomma, indica
la volontà di contattare le famiglie che abitano in questi palazzoni
enormi, cresciuti anche qui attorno alla chiesa, per portare loro
l’annuncio di Cristo, per fare insieme un cammino di fede».
(foto tratta dal sito
www.mariobotta.ch)
La chiesa
del Santo Volto
si presenta a pianta centrale,
è connotata da sette torri perimetrali alte 35 m
perimetrali ognuna
delle quali porta una luce zenitale all'interno dell'aula.
Durante la costruzione era molto ben visibile il
disegno della stella a sette punte. Al di sotto dell’area di culto,
rialzata in corrispondenza del presbiterio, è ospitata
una sala auditorium sotterranea (attrezzata in maniera polivalente) e
una serie di locali contorneano la chiesa nei quali presto si
sposteranno gli uffici della curia torinese. L’intera superficie, fra
il fabbricato chiesa e locali curiali, misura 12000 metri quadrati.
«Sotto
la chiesa e il sagrato sarà realizzato, un centro congressi per le
attività pastorali. Accanto sorgeranno una cappella feriale, spazi
amministrativi della Curia Metropolitana e ambienti per le attività
parrocchiali su un edificio a tre piani perpendicolare al precedente.
La torre della ex ciminiera delle acciaierie sarà conservata e avvolta
da una struttura elicoidale, che dà un senso di ascensione, sulla cui
sommità sarà sistemata una croce. La costruzione sarà realizzata con
rivestimento di mattoni fatti a mano rosati, prodotti dalla Fornace
Ballatore con selezionate le terre del Piemonte».
[Mario Botta]
(L’interno
della Chiesa del Sacro Volto in Torino; foto tratta da
http://www.diocesi.torino.it)
L'interno
della chiesa si presenta molto luminoso -grazie ai raggi di luce che
penetrano perpendicolarmente dalle alte torri- ha una capacità di
circa 1000 posti –di cui 700 sedute-.
Posteriormente l'altare si evidenzia il Santo Volto della Sindone -cui
è stato dato un effetto pixel- semplificato con una tecnica di
testurizzazione dei mattoncini di terracotta posti in rilievo.
(foto tratta dal sito
www.mariobotta.ch)
Il nome della chiesa è
un evidente riferimento alla cristianità cittadina ed alla custodia
della Sacra Sindone in Torino.
Il “dato luce”,
incontrovertibile nell’architettura bottiana, nasce dalle sette torri,
attraverso i lucernari angolati a 45 gradi che convogliano la luce
zenitale al di sotto, all’interno della struttura, ed in sette volumi
bassi, che compongono le sette cappelle.
(foto del cantiere da:
http://www.ballatore.it/news_dettaglio.asp?id=23)
Il numero “sette” non è
casuale… Difatti è stato scelto dall’architetto per gli evidenti
segnali religiosi e simbolici. Il simbolismo numerico in Botta,
allusivo e prelusivo della soteriologia rimanda sovente alle Sacre
Scritture, in una forma minimale, a volte scarna, quasi geometrica,
fatta appunto di piani e superfici, materiali poveri che sottolineano
questa necessità dell’uomo di catarsi in un’inquieta nostalgia delle
origini. È decisamente un “primitivismo” quell’estetica bottiana, così
incline alla citazione semplice, visiva dell’eidos che è
immagine-pensiero.
(L’interno
della Chiesa del Sacro Volto in Torino; foto tratta da
http://www.diocesi.torino.it)
Usuale l’impostazione
della gerarchizzazione delle superfici, della divisione degli spazi
liturgici, forse l’unico richiamo alla classicità di una “forma”
stereotipata nel contenuto, con l’abside è in asse con l’ingresso.
L’elemento innovativo è lo sfondo del presbiterio, costituito da uno
sfondo, un fondale, che sapientemente, grazie alla texturizzazione dei
mattoni ed al conseguente gioco di luci e ombre ha consentito di
proiettare sulla parete l’immagine Sindonica.
Di giorno, la chiesa è
illuminato internamente da una luce zenitale, che produce sfumature
dissimili in base al corso del sole. Questo il volere, molto ben
riuscito in quest’opera, dell’architetto elvetico,
sempre attento al dato luministico interno alle sue creazioni.
(foto tratta da
http://www.ballatore.it
in cui son visibili le piastrelle in vetrocemento durante la
costruzione della chiesa)
Di
notte, per contro,
ha luogo
il contrario: la luce non naturale
dell’interno
è irradiata all’esterno, attraverso 700 piastrelle in vetrocemento,
posizionate nelle torri.
(Le piastrelle di vetrocemento dall’interno; foto
tratta da
http://www.diocesi.torino.it)
Non solo: la facciata
principale è “segnata” da una croce vetrata, con il braccio verticale
di 22 metri e quello orizzontale di 8: anch’essa illuminata
dall’interno, è rivolta verso la città. L’ex ciminiera è stata
conservata per ricordare la presenza operaia nel quartiere, ed è
avvolta da una struttura elicoidale, che dà un senso di ascensione, e
sulla sommità è posta una croce.
Ciò che pone in “continuità” il passato laborioso
dell’area “spina 3” con l’attuale complesso parrocchiale –inserito
nell’erigendo quartiere- è il campanile. Esso è il manifesto elemento
di successione –una sorta di trait d’union- tra l’antecedente
acciaieria e l'attuale chiesa.
Il
campanile diviene il “continuum” che, senza sovrapporsi al passato,
intende risuonare –come Cristo- nella storia, lascia l’immagine della
vecchia ciminiera. È così che il campanile non resta un mero elemento
decorativo, un post-moderno segnale puerile o retorico.
(La sezione
del progetto della Chiesa del Sacro Volto in Torino, con la ciminiera
avvolta dall’elemento elicoidale; foto tratta da
http://www.diocesi.torino.it)
Merita un discorso a sé
stante la riscoperta di un simbolo –quasi citazione di archeologia
industriale- ciminiera svettante recuperata per farne l’elemento
cardine della cristianità il campanile, alla cui sommità svetta
l’emblema cristico, la Croce.
«Essa vuole ricordare
–sottolinea il cardinal Poletto- che in questa zona esistevano
ferriere e stabilimenti. È quindi, un atto di omaggio alla storia di
una città industriale come Torino. Vuol dire che il lavoro non è
avvilente, ma nobilita l’uomo. In questo modo, il sudore di tanti
padri di famiglia, che qui si sono guadagnati il pane giorno dopo
giorno, mi pare venga esaltato, nobilitato e ricordato nel tempo».
(L’elemento
elicoidale del campanile-ciminiera della Chiesa del Sacro Volto in
Torino; foto tratta da
http://www.diocesi.torino.it)
Mario Botta pensa ad un segnale che -avvolto da una
struttura metallica elicoidale- dà il senso dello slancio verso la
Croce, posta alla sommità del fumaiolo. Le campane sono ubicate ai
piedi della ciminiera, di fianco alle gradinate che danno accesso al
sagrato.
«La ciminiera è
–sottolinea lo stesso Botta- una presenza, una memoria della cultura
operaia che ha visto grandi fatiche su questo territorio. La
caratteristica della cultura della città europea è quella di avere una
stratificazione storica: non azzerare il tessuto preesistente, ma
creare una complicità. Noi abbiamo voluto segnare la presenza delle
grandi acciaierie che contraddistinguevano questo luogo con la
permanenza della ciminiera, che è stata “corretta” con la forma
ellittica che termina con la croce».
Come
molte altre città europee anche
Torino
sta sfidando -in questi ultimi decenni- la scommessa di nuove profonde
trasformazioni che hanno modificato e trasformeranno radicalmente il
suo tessuto urbano. Molte delle innumerevole –e talvolta vaste- aree
industriali dismesse nel seno della città attribuiranno in un prossimo
futuro nuove ispirazioni.
Questo è
per l’Europa, lo è stato per gli Stati Uniti d’America, ed ora è anche
per Torino, che da città industriale si sta velocemente tratteggiando
come nuova realtà post-terziaria.
È in
questo contesto di importanti trasformazioni che il progetto del
Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo della città, e realizzato
dall’elvetico Mario Botta ha preso corpo. La Chiesa Parrocchiale del
Santo Volto è l’icona –nell’accezione più greca del termine- di una
costruzione su un’area ex industriale. Sorge al posto delle acciaierie
in via Borgaro di un centro liturgico-comunitario che vede la
costruzione di una chiesa -dedicata al Santo Volto nella città che è
custode del Sacro Lino Sindonico-, dei relativi servizi parrocchiali,
nonché di tutti gli uffici della Curia Metropolitana e di una sala
congressuale. Quest’ultimi spostamenti hanno voluto significare una
sorta di devoluzione della sede storica della Curia Arcivescovile
torinese in un nuovo quartiere, in una sede che ha fatto discutere
dalla sua edificazione e segnerà il typos per molte altre realtà
diocesane.
(Gli uffici
della Curia e della Parrocchia del Sacro Volto in Torino; foto tratta
da
http://www.diocesi.torino.it)
Per Mario
Botta realizzare oggi uno spazio religioso entro un tessuto
sociale-multietnico -di una comunità sempre più secolarizzata-
rappresenta una sfida. Per riuscire in questo duro ed ardito confronto
–fra l’artista che vuole esprimer un credo ed una società
secolarizzata- occorre scontrarsi con il disegno e l’immagine della
città.
Difatti
progettare una nuova chiesa è un’eccezionale occasione per riguardare
criticamente le modificazioni rese operative dalla cultura moderna. Si
può parlare di vere e proprie metamorfosi che posso dare il nuovo
“senso” della realtà urbana spiritualizzata e tentare di incidere -o
addirittura correggere- le abbondanti slogature conseguite dalle
recenti urbanizzazioni.
(Mario
Botta e sullo il fondale raffigurante il Volto Sindonico nella Chiesa
del Sacro Volto in Torino; foto tratta
http://www.comune.torino.it)
Orbene si
profila la figura professionale dell’architetto/demiurgo che
ri-definisce l’urbano e ne corregge le impostazioni malevole, gli
sbagli, fornendo –utilmente- strumenti e simboli dell’adesione alla
giusta soluzione. Un architetto che è anche istruttore, che amministra
e converge l’agire umano verso i tria munera di agostiniana
memoria: docendi, edificandi et santificandi.
Il tema
della chiesa ha una sua propria storia millenaria e ha sempre
rappresentato un punto di riferimento con attività e servizi preziosi
per la crescita e la qualità del tessuto dell’intorno.
(Veduta
dall’alto delle sette torri della Parrocchia del Sacro Volto in
Torino; foto tratta da
http://www.diocesi.torino.it)
Con la
costruzione della chiesa si persegue uno spazio di dialogo e di
confronto dentro la complessità e la contraddittorietà del tessuto
urbano quale momento di pausa, spazio alternativo agli obiettivi
strettamente “tecnici e funzionali” ai quali fanno oggi riferimento le
spinte di crescita della città.
Con la
chiesa si vuole riportare all’attenzione del cittadino un territorio
di memoria con la sua stratificazione storica che trova nel presente
una naturale continuità che parla della sensibilità del nostro tempo e
che testimonia le nostre attese, le nostre speranze.
(L’interno
della Chiesa del Sacro Volto in Torino; foto tratta da
http://www.diocesi.torino.it)
«Una nuova chiesa é luogo di sosta, di silenzio, di
preghiera che, attraverso l’architettura, riafferma i valori di
autentico umanesimo della cultura cristiano-occidentale per riproporli
oggi quali premessa per un’autentica accoglienza all’interno della
comunità. Il fatto architettonico, in quanto opera che agisce come
modello capace di definire lo spazio di vita dell’uomo non è una
componente neutra e immobile dentro il tessuto sociale, ma una realtà
che interagisce con forza offrendo, o talvolta negando, le condizioni
ambientali di qualità e di bellezza essenziali per accogliere
l’utilizzatore. La bellezza, pur modellata attraverso i canoni e la
sensibilità del nostro tempo, è parte essenziale dei valori e delle
emozioni che inconsciamente tutti noi cerchiamo nella città. Si può in
tal senso forse dire che il vero obiettivo di questa nuova
realizzazione è quello di offrire una nuova qualità urbana» [Mario
Botta].
Quindi,
per l’architetto così come per tutti gli altri fruitori della città,
anche i servizi tecnico-funzionali ricercati per quest’azione prendono
nuovi significati simbolici che vogliono ripresentarci condizioni
urbane nuove.
Questa la
Chiesa del Santo Volto per me. Questo il progetto di Botta a Torino
–in cui committente ed architetto in maniera sistematica e come una
sinfonia compongono suoni liberi- dove il “cives”–una sorta di nuovo
pellegrino- peregrina dentro il labirinto della città contemporanea.
Questo il
significo intrinseco dell’edificio –che rimanda alle sette chiese, ai
settenari, alle sette trombe di apocalittica memoria e rinvia a quella
Gerusalemme Celeste di cui tutti auspicano il ritorno e la fine ultima
di ogni nostro pellegrinaggio quaggiù- può ancora rintracciare
un’emozione grande. Entrare qui dentro è come farsi piccoli in uno
spazio in-divenire, farsi silenzio, impetrarsi speranza per la
“Beth” (ovvero Casa Celeste).
In ultimo
mi sia concessa un’unica notazione: la visita andrebbe eseguita
sommessamente, senza pregiudizi sull’estetica bottiana, sull’aspetto
esteriore… Insomma consentendo al fabbricato/chiesa di trasmetterci
quelle pulsioni che l’hanno generata. Così sottovoce -anche la nostra
orazione- in un luogo che prima è stato prima fabbrica ed ora chiesa,
per consentire una preghiera più profonda. Una visita attenta
consentirà un proficuo –e scaturente- interrogativo sul nostro perché,
sul mistero della nostra vita -però letta e dis-velata
nell’ottica cristiana-, in modo tale da potersi riconciliare con la
storia del proprio tempo, con noi stessi e lo scenario urbano,
inquietante –a volte- e così privo di significative immagini che ci
riconducano a Dio.
Monza,
14 settembre 2007
Prof.
ALESSIO VARISCO
Storico
dell’arte
Direttore
Antropologia Arte Sacra
http://www.antropologiaartesacra.it
http://www.diocesi.torino.it/santovolto2006/gallery.htm;
http://www.botta.ch:
http://www.comune.torino.it/scatTO/archivio/2006/dicembre06/20061207.shtml;
http://www.ballatore.it/news_dettaglio.asp?id=23.
Fotografie
delle opere bottiane